mercoledì 15 ottobre 2014

L'Ospedale delle Bambole a Napoli...




Il Galletto ha ripreso i suoi viaggi… e come prima tappa ha scelto Napoli, città ricca di storia, arte e profumi, che regala emozioni indescrivibili. Ma il nostro Galletto ha scelto un posto speciale. È stato incaricato dalla sua vecchia mamma, che ha vissuto a Napoli quando era bambina, ad andare a prendergli la sua bambolina, che malata, aveva lasciato all’Ospedale delle Bambole.

L’Ospedale nasce alla fine del 1800 quando Luigi Grassi, scenografo di teatrini e abile nell’aggiustare le marionette, venne pregato da una mamma di “guarire” la bambola della figlia. Sparsa la voce, moltissime altre mamme cominciarono a portare le bambole “malate” delle figlie dal dottore delle bambole, così chiamato perché era solito indossare un camice bianco per proteggersi dalla pittura. Le bambole da aggiustare, appese fuori dalla bottega catturarono l’attenzione di un concittadino che esclamò: “sembra l’ospedale delle bambole”. Da quel momento tutti lo chiamarono così. 

 
Nell’ambulatorio ancora oggi vengono curate bambole di diverse epoche tramandate di generazione in generazione, da quelle in ceramica di fine ottocento, a quelle in celluloide degli anni’50. Le bambole vengono dimesse dall’ospedale con il certificato di patologia e cura; tra queste cartelle mediche leggiamo su una “prognosi riservata”, in un’altra: “Pdd, morbo della bambola triste” e tante altre…

Nell’ospedale vengono confezionate e vendute bambole uniche realizzate con pezzi “donati” da altre bambole: le sirenette dal volto di bambina e coda di tessuto e perline o le “chiattone napoletane” definite “anti Barbie”.

Il lavoro va oltre l’artigianato: è un mestiere dell’anima ci dice Tiziana. Regalare alla propria nonna la bambola che l’ha accompagnata nella sua infanzia completamente aggiustata e ripulita, dona un’emozione unica a chi riceve, a chi regala e anche a chi aggiusta. Si perché ogni bambola ha impressi in sé emozioni, ricordi e amore. 
“Mi commuovono molto gli uomini che portano ad aggiustare le bambole di madri, mogli e figlie- continua Tiziana-. Sono teneri. Non dimenticherò mai un signore sulla cinquantina che mi portò a restaurare la bambola della moglie defunta di cui era innamoratissimo. Aprendola, trovai dentro una lettera d’amore della donna per il marito. Scoppiai a piangere con lui quando venne a ritirarla”.

Tiziana ha sempre svolto la sua professione con un occhio speciale rivolto al sociale realizzando laboratori per insegnare a sua volta, come i suoi Avi hanno fatto con lei, i trucchi del mestiere a giovani ragazzi interessati ad imparare.


Luigi Grassi
Prima insegna


Piccole infermierine curano le "Ammalate"
Piccoli medici al lavoro



L'Ospedale oggi


Bambole della collezione Australiana


























Nessun commento:

Posta un commento