Il 5
novembre 1872 la Suffragetta Susan B.Anthony vota per la prima volta, violando
la legge e per questo motivo viene multata di 100 dollari.
Fino
dall’antichità la donna è stata identificata come “l’Angelo del focolare”,
lasciata in casa, senza poter decidere di niente e senza diritto alla parola.
Nell’antica Roma alle donne era proibito andare in giro in
carrozza e con vestiti multicolore, ma loro “femministe” ante litteram, scesero
in piazza per manifestare i loro diritti. Nel medioevo gli uomini che si
spacciavano come intellettuali aprirono un dibattito chiedendosi se le donne
erano dotate di un’anima come loro o se ne erano prive come le bestie. Durante
tutto il periodo del Rinascimento le donne, un poco più emancipate, riuscirono
ad arrivare a gradi alti dell’istruzione e ad affermarsi in alcuni campi (come
la maestra o l’infermiera), ma erano comunque un’eccezione.
“La
donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell'uomo. L'esercizio dei diritti
naturali della donna non ha altri limiti se non la perpetua tirannia che le
oppone l'uomo. Questi limiti devono essere infranti dalla legge, dalla natura e
dalla ragione . Se
la donna ha il diritto di salire sul patibolo deve avere anche il diritto di
salire sulla tribuna.”
Queste
parole, tratte dalla dichiarazione dei “diritti della donna e della cittadina”,
furono scritte durante una delle riunioni degli Stati Generali, nella Francia
della rivoluzione.
La donna che portò nel 1789 la Francia a dare spazio alle
donne fu Olimpia de Gouges. Olimpia nel 1793, andando contro il pensiero di un
uomo come Robespierre, finì senza testa e le donne tornarono “al loro posto”.
La prima vera svolta avvenne in Inghilterra durante la
Rivoluzione Industriale, quando sul luogo di lavoro, le donne, sempre
sottopagate rispetto agli uomini, riescono ad avere qualche diritto, come ad
esempio i permessi di maternità.
Ma è
nel Regno Unito nel 1912, che le donne con la “Guerra delle vetrine”, lanciando
pietre contro i negozi, cominciarono realmente la loro battaglia, scendendo in
piazza e dando voce ai loro diritti, in particolare al diritto di voto.
Il
movimento femminista e i club femminili si tramutarono così nel movimento delle
Suffragette, che si diffuse dall’Europa all’America.
Nel 1913 Emily Davinson, per dar voce alle Suffragette, si
getta sotto la carrozza reale durante un affollato derby, perdendo la sua vita;
il periodico “The Suffragette” dedica un’edizione speciale alla martire del
movimento.
Il
diritto di voto alle donne è arrivato sin troppo tardi, in Svizzera solo nel
1971 e in tanti Paesi le donne tuttora non hanno voce. Molte donne sono morte
nel corso dei secoli, molte sono state arrestate e ancora tantissime sono
trattate come “merce”.
Le donne
di oggi devono soffermarsi su questi avvenimenti. Devono ringraziare le donne
che hanno dato loro l’opportunità non solo di votare, ma anche di avere un’istruzione,
di poter parlare apertamente in qualsiasi occasione, pubblica o privata, di
poter andare in giro con un paio di jeans e un maglioncino colorato o con una
gonnellina, senza essere giudicata.
Le donne
di oggi devono capire che non occorre fare le “ochette” per essere considerate.
Che siamo al pari degli uomini e che abbiamo libertà di pensiero e di parola
proprio come loro. Non occorre fare le “sciocchine” per poter arrivare dove si
vuole.
Altrimenti
tutte le donne che hanno combattuto per i nostri ideali hanno sprecato la loro
esistenza.
Le donne di oggi possono avere ciò che vogliono e
arrivare dove vogliono, perché sono forti ed indipendenti, perché le donne
prima di loro lo sono state e perché le donne dopo di loro lo saranno!!!
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