mercoledì 12 novembre 2014

In volo con la Cometa...




Oggi per la prima volta è atterrato su di una cometa il lander Philae della sonda Rosetta. La sonda è stata lanciata nello spazio dal razzo europeo Ariane 5 il 2 marzo 2004. Ed è un progetto che ha dell’italiano...
Ebbene si, perché è il centro ESA, situato in Germania è guidato dall’italiano Paolo Ferri che riceve il primo segnale dalla sonda. Segnale che arriva alle 17e03  da 511 milioni di chilometri di distanza. Partito alle 16e35 dalla cometa, ci ha messo 28 minuti e 34 secondi a raggiungere la terra.


Ma l’Italia non la troviamo solo nel volto di Ferri, ma anche in quello di Bruno Gardini, Project Manager della missione Rosetta per l’ESA fin dall’inizio del progetto. Ma non solo, la trivella che bucherà la cometa, per trovare gli elementi che portano ai “mattoncini” della vita, è milanese. Costruita dalla Selex ES, di cui progetto, che procede dal 1997, è guidato dalla professoressa Amalia Ercoli Finzi, del Politecnico di Milano.
E ancora un altro italiano, il responsabile della Finmeccanica-Selex Es, Piergiovanni Magnani, ci spiega che il progetto ha molti anni, ma la realizzazione di una trivella in grado di forare gli strati ghiacciosi e inesplorati di una cometa è avvenuta solo in tre anni.
La sonda Rosetta è stata assemblata a Torino e a bordo ci sono moltissime tecnologie coordinate dall’Agenzia Spaziale Italiana.


Anche il nome “Philae” del modulo di atterraggio ha provenienza italiana: è stato assegnato da una ragazza milanese, Serena Vismara, dopo un concorso indetto dall’ESA. E’ il nome dell’isola del Nilo, dove fu trovato l’obelisco con iscrizione bilingue con I nomi di Cleopatra e Tolomeo in geroglifico. La sonda principale “Rosetta” prende il suo nome dalla famosa Stele di Rosetta. 

La sonda europea andrà a caccia di importanti informazioni capaci di farci decifrare gli enigmi e i segreti che le comete ci nascondono. Le comete, ci spiegano gli scienziati, sono gli oggetti più primitivi del nostro sistema solare, e la loro composizione non ha subito modificazioni rilevanti dal momento della loro formazione e questo serve per comprendere meglio i segreti che ancora avvolgono la nascita del nostro sistema solare.


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