Sono passati 47 anni, e ancora i fiorentini quando
piove più del solito guardano l’Arno con sospetto. Soprattutto i vecchi che ricordano
l'alluvione di Firenze del 4 novembre
1966.
Essa è l'ultima di una serie di straripamenti del fiume che hanno nel
corso dei secoli mutato il volto della città di Firenze.
Avvenuta nelle prime ore della notte di venerdì 4
novembre in seguito ad un'eccezionale
ondata di maltempo. Il fiume si ritirò solo verso le ore 20.00 dopo aver
portato panico, detriti e disastri in tutta la zona del bacino dell’Arno e dei
suoi affluenti.
Fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia, e causò forti
danni non solo a Firenze ma in gran parte della Toscana e più in generale tutto il paese.
I danni avvenuti in una città d’arte come Firenze sono stati
incalcolabili. Migliaia le opere d’arte danneggiate e i manoscritti che si
trovavano nella Biblioteca Nazionale Centrale, rovinati.
Basti ricordare il Crocifisso di Cimabue, danneggiato in
grandissima parte (l’80%) e ora tornato alla sua bellezza grazie a importanti
lavori di restauro.
A salvare le grandi opere d’arte della Città Toscana sono
stati gli “Angeli del fango”, giovani volontari giunti a Firenze da tutta
Italia (e non solo) per aiutare la popolazione colpita dalla sciagura a
recuperare e salvare il patrimonio artistico e culturale che altrimenti sarebbe
andato perduto.
Questi giovani
erano del tutto volontari, e rappresentano uno dei primi esempi di
mobilitazione spontanea giovanile nel XX secolo.
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