Anni Giovani di Natale Scarpelli
I primi tre —quattro anni della mia residenza in Australia formano un ciclo assai ben concluso e
felice nella mia vita, nonostante le mie — come definirle — condizioni economiche non agiate e le
strane occupazioni a cui dovetti adattarmi. Furono anni di gioventu, incommensurabili e pieni di
vicende. Posso dire non averli sprecati. In quegli anni conobbi un altro mondo e in modo speciale
Sydney nei suoi molti aspetti, dai piu bassi ai piu alti. Fui disoccupato — per tempi molto brevi —,
intento allo studio e dedito ai piu sbrigliati divertimenti. Passavo da una condizione all’a1tra
sentendo che tutto era provvisorio e guardavo il mondo come si guarda il paesaggio in ferrovia: e
cosi veloce che non si riesce ad assimilare quasi nulla. Non era possibile umiliarmi in quel tempo.
Ero stato umiliato troppo negli anni precedenti in Italia
Andavo per la mia via e non era facile influire sul mio destino. Io fui la delusione a tutte le persone
care e a me vicine ma, non avendo fretta di arrivare "forse a niente", non sapendo neppure io
dov’era la mia meta, la mia mente ordiva qualcosa che cercavo in quel grande paese, in vari luoghi
dispersi in quel territorio.
In quel periodo cominciarono i miei primi scritti poetici, per quel poco che io ho scritto, di quel
periodo ho ritrovato una poesia intitolata: — A Pope e ai suoi monti.
Di tutto cio che posso aver scritto in quel guazzabuglio di fogli "poetici e filosotici" rimangono le
lettere scritte ai miei familiari e conservate da mia Madre con cura: si tratta di pensieri molto legati
all’affetto e alle preoccupazioni misere lasciate in Italia.
Ho pensato tante volte alle famiglie di tutti quegli emigranti, perché anche per loro,le
preoccupazioni imperavano, si leggevano negli occhi. E’ una materia scottantissima, ma va bene
cosi, in fondo era stata una scelta quasi forzata ( gli anni cruciali dopo la seconda guerra mondiale ).
Ho gustato per lunghi periodi, in paesi lontani dalle citta, in luoghi sperduti, tutti i piaceri e gli
svantaggi di una tale vita, pur essendo il perfetto contrario di quel che si dice un"vicino di casa".
Sono passato in mezzo a piccolissimi, sperduti, isolati casolari e ovunque c’erano famiglie. Io, come
uno straniero, un pellegrino o, se volete, un vagabondo, lasciando pero sui miei passi, se l’amor
proprio non mi inganna, quasi sempre dei buoni ricordi.
Per un certo periodo di tempo, abitavo a Sydney e cambiai varie volte la camera ch’io avevo in
affitto.
Una sola delle mie ( poche padrone di casa) potrebbe raccontaivi, se fosse ancora in questo mondo,
un episodio che non torna a mio onore. Ero allora molto giovane, stavo a Sydney da poco tempo, e
abitavo nelle vicinanze della stazione centrale, presso una Signora di origine Irlandese, vedova e
con una tiglia. Dormivo in una cameretta che riceveva luce e anche l’odore della cucina. La giovane
iiglia poeta, usava rincasare molto tardi, si tratteneva spesso in cucina, prima d’andare a letto, per
here qualcosa. Girando l’interruttore della luce elettrica illuminava anche la mia camera.
Essendo io non ancora addomientato aprivo gli occhi, e mentre lei beveva qualcosa, mi perdevo a
immaginare le sue serate, le sue serate splendide di quella bella citta — Sydney -.
Eppure, avrei dovuto capire che la sua vita di poeta non era cosi felice come io fantasticavo, avrei
dovuto accorgermi, della sua faccia terrea,che ella era condannata da un male (cosi si diceva allora)
che non aveva scampo. Dopo due o tre settimane del mio ingresso in quella casa, con i primi giorni
della primavera, la nota poeta, alla quale non mi legavano che le mie ingenue fantasticherie, si
alletto per non piu rialzarsi.
Io pensavo con terrore e anche ribrezzo alla eventualita che la madre dell’infelice mettesse nel mio
letto le lenzuola della figlia, ch’io le consideravo infette.
Davanti a quella brutta avventura che m’era capitata si ridestava in me un antico, infantile orrore
verso certe forme di malattia. Ero ancora fresco di campagna dalla quale io provenivo. Credo ch’io
debba essere perdonato per quel che ho detto e che diro in seguito.
La gioventu é spesso egoista e crudele senza saperlo, ignora tutto. Io non avevo allora altro bene
che la salute e la difendevo irrigidendomi di fronte al male, con la incoscienza propria di quella eta.
Tuttavia, mai mi brillo l’idea di cambiare casa.
Il resto del racconto sarà in rete il prossimo mese...